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Il sincrotrone aiuta a comprendere come usare le nanoparticelle per bonificare le falde inquinate

L’uso di nanoparticelle reattive per la bonifica di falde contaminate – detta nanoremediation - è una tecnica di bonifica all’avanguardia, che prevede l’iniezione del nanomateriale, in forma di sospensione acquosa, direttamente nella zona contaminata da trattare per eliminare solventi e altri agenti contaminanti.
L’osservazione alla scala microscopica delle interazioni tra nanomateriali e solventi alla sorgente di contaminazione è al centro di un articolo pubblicato sulla rivista scientifica americana Proceedings of the National Academy of Sciences, organo ufficiale della United States National Academy of Sciences, frutto della collaborazione tra Teesside University (Regno Unito), Universidade Federal do Paraná (Brasile), Brazilian Center for Research in Energy and Materials (Brasile) e Politecnico di Torino. Per l’Ateneo ha contribuito allo studio la professoressa Tiziana Tosco, docente del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture nel gruppo di ricerca di Ingegneria degli Acquiferi (www.polito.it/groundwater), che svolge da anni attività di ricerca e trasferimento tecnologico nel campo della nanoremediation.
Il progetto è stato finanziato con fondi del Regno Unito e del Brasile. La fase di test si è svolta presso il Laboratório Nacional de Luz Síncrotron, il Sincrotrone del Centro di Ricerche su Energia e Materiali dell’Universidade Estadual de Campinas, a San Paolo in Brasile.
“I risultati di questo studio, benché relativi a una scala molto ridotta e ottenuti in condizioni di laboratorio controllate, aprono nuove prospettive per l’applicazione della nanoremediation anche alle sorgenti di contaminazione – dichiara la professoressa Tiziana Tosco - contribuendo in prospettiva allo sviluppo di una tecnologia efficace e affidabile per la bonifica in tempi rapidi di siti pesantemente contaminati.” espandi...